PA tra Open Innovation e Open Data: intervista a Gianluigi Cogo

Gianluigi Cogo
Webeconoscenza
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5 min readJan 21, 2020

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Articolo originariamente pubblicato su https://www.ingenium-magazine.it il 21 Gennaio 2020

Di Open Innovation si parla molto, non sempre associandola anche a Pubblica Amministrazione. In Regione Veneto, invece, l’Agenda Digitale adotta un modello di Open Innovation 2.0, basato sul paradigma a quadrupla elica. “Si tratta di una metodologia che abbatte i tradizionali silos tra pubblica amministrazione, settore produttivo, mondo accademico e cittadinanza attiva, riunendone i punti di vista multidisciplinari per promuovere il lavoro di squadra, nonché la collaborazione e la condivisione di idee” — spiega Gianluigi Cogo, responsabile di Innovation Lab e Veneto Agile in Regione Veneto. “Lavorando insieme si può creare un nuovo valore condiviso che avvantaggia tutti i partecipanti, in quello che diventa un vero e proprio ecosistema dell’innovazione. In questo paradigma la tecnologia digitale gioca un ruolo chiave per la creazione di reti e connettività stabili. Il valore dei progetti e delle azioni che vengono gestiti con questo metodo è caratterizzato da una visione a lungo termine, incentrata sul miglioramento delle condizioni sociali, dei processi e delle prestazioni nelle organizzazioni. Il successo viene dunque misurato per l’ecosistema nel suo insieme, piuttosto che dalle e per le unità individuali che lo compongono. È chiaro, infine, il richiamo al principio aristotelico: L’insieme è maggiore della somma delle parti che lo compongono”.

DESI boccia da anni l’Italia su diversi indici, ma la promuove in Open Data. Possiamo considerarci davvero bravi? E se possiamo migliorare, dove e come possiamo farlo?

“Il DESI è un macigno per il nostro Paese e indubbiamente dovrebbe farci riflettere sulla sterilità delle azioni fin qui condotte. Proprio per questo il tema dell’ Open Data, che invece sembra essere più maturo e più produttivo in termini di prodotti e servizi basati sul riuso dei dati aperti, necessità di essere ulteriormente spinto e diffuso, proprio grazie a questa gestione multiattoriale. È stata una nostra precisa scelta programmatica portare gli Open Data dentro l’ecosistema dell’Open Innovation del Veneto attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori della quadrupla elica, e per fare ciò abbiamo scelto ambienti esterni e incontaminati. Con il bando Innovation Lab elegiamo i dati aperti a materia prima per sviluppare prodotti e servizi in luoghi esterni alla Pubblica Amministrazione, quindi liberi da regole e lacci e per questo veloci e innovativi, nonché creativi e disruptive. Ogni Innovation Lab dovrà (pena riduzione del contributo pubblico) incrementare il numero di dataset su cui operare e, con cadenza trimestrale, sviluppare prodotti derivanti dal riuso dei dataset conferiti, come app, chatbot, infografiche, dataviz, dashboard decisionali, servizi web, ecc.”.

Come Regione avete adottato anche lo smart working. In cosa consiste il progetto Veneto Agile, quali gli effetti rilevati?

Veneto Agile è un progetto ambizioso che proverà a scardinare alcuni preconcetti, purtroppo molto diffusi. Oggi, grazie alle tecnologie cloud, agli strumenti mobili e alla connettività everywhere è possibile delocalizzare molte attività lavorative anche nel comparto pubblico. Tutto ciò è già legge ed è stato sperimentato con molte progettualità che hanno dato benefici e offerto modelli di attuazione pronti all’uso. Negli ultimi anni abbiamo lavorato insieme ad altre 5 regioni e alcuni comuni capoluogo nel progetto Ve.LA, finanziato dal PON GOVERNANCE nazionale e siamo riusciti a definire un kit per l’attuazione veloce di questo istituto in ogni PA. Il kit è multidisciplinare e ha affrontato tutti i temi connessi all’istituto: regolazione, disciplina del rapporto, formazione, sicurezza, strumentazione, indicatori, spazi, tecnologie e altro. In Regione Veneto abbiamo replicato questo schema e, grazie all’analisi e alla disponibilità del kit prodotto nel progetto Ve.LA, ora abbiamo istituito un gruppo di lavoro multidisciplinare per definire le nostre regole, le nostre dotazioni tecnologiche, il nostro percorso di formazione. Fatto ciò lo renderemo condivisibile e lo promuoveremo, grazie a un accordo con ANCI regionale, in tutto il territorio del Veneto. La promozione dovrà abbattere barriere culturali e retropensiero, ma i dati ci incoraggiano. Laddove è adottato, il Lavoro Agile aumenta produttività, fiducia, collaborazione e soprattutto empatia. Inoltre abbiamo già previsto nel bando Innovation Lab che sia data ospitalità obbligatoria in quei luoghi a tutti i dipendenti pubblici che intendano svolgere le loro attività lavorative fuori dal tradizionale ufficio. Così facendo faremo in modo che i freelance, gli startupper e i civic hacker che frequenteranno gli Innovation Lab possano contaminare con la loro capacità e creatività anche i dipendenti pubblici che sono molto carenti nelle competenze trasversali”.

Quanto contano i dati nella costruzione di servizi pubblici digitali più vicini ai cittadini? Quanto si utilizzano oggi i dati per indirizzare alcune scelte nella PA?

“Sul portale di Open Innovation dell’Agenda Digitale del Veneto son ben enfatizzati alcuni progetti europei di Cooperazione Transnazionale a cui stiamo partecipando. Ho voluto sottolineare questo perché l’esperienza di confronto continuo con i partner stranieri mi ha fatto percepire un bisogno che in Italia era poco conosciuto. Nella domanda viene evidenziato come l’Open Data riesca a dimostrare la sua efficacia laddove il suo utilizzo sia percepito come utile. Purtroppo i prodotti derivati dal riuso dei dati aperti sono ancora poco conosciuti e chi opera in questo settore tende ancora a considerare il tema solo da un punto di vista regolatorio (adempimento) e tecnologico (standard di esposizione e metadatazione dei dati). Tutto ciò non basta. Alla gente comune tutto ciò non interessa. Alle aziende interessa ancora meno. E dunque l’efficacia finale del modello non è percepita come utile. Dobbiamo enfatizzare di più i casi di riuso e dunque i prodotti derivati. Per fare ciò va ribaltato il paradigma, ovvero innanzitutto bisogna insistere di più su questo aspetto e creare un catalogo di casi di successo, ovvero un HUB di prodotti (infografiche, app, servizi, ecc.) lasciando che il portale dei dati, quello tecnologico, retroceda a ruolo di supporto. Il portale tecnologico dei dati aperti serve ai tecnici, agli sviluppatori, agli analisti. I cittadini vogliono cose concrete e riusabili che dimostrino benefici tangibili per il loro benessere quotidiano. Vogliono prodotti finali. La UE ha già un ricco catalogo di casi di riuso, l’Italia non ce l’ha. In questi giorni, grazie anche agli amici di ForumPA, di Regione Lombardia e del Comune di Palermo, ma grazie soprattutto alla comunità Open Data, abbiamo iniziato a disegnare questa nuova fase che dovrebbe ribaltare il tavolo. Se mi chiedi una app utile, tendo a risponderti: it’s up to you! Tu devi trovare ciò che è utile o domandare alla comunità (qui ritorna il sistema a quadrupla elica) che ti sviluppi, o ti aiuti a sviluppare, quel tuo prodotto per te. Qui in Veneto lo facciamo negli Innovation Lab. Ovvio che poi si scatenerà come effetto indotto anche il grande tema della data decision making indicato nella domanda. Ad oggi pochi utilizzano i dati per prendere decisioni. Sta a noi, sempre negli Innovation Lab, produrre indicatori, analizzarli, letteralmente disegnarli in infografiche da distribuire ai decisori. Poi starà a loro passare all’azione”.

Articolo originale pubblicato su https://www.ingenium-magazine.it.

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