La morte del lifestream

Gianluigi Cogo
Webeconoscenza
Published in
8 min readMar 23, 2024

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C’è stato un tempo in cui l’ubriacatura social era una cosa molto, ma davvero molto diversa da quello a cui assistiamo oggi. E a quel tempo le attività di lifestreaming erano funzionali a mantenere solide le connessioni e le relazioni fra i vari produttori di contenuti (oggi banalmente chiamati ‘creators’).

E’ doveroso premettere che questa digressione a cui mi sto approcciando richiederà tempi di lettura lunghi, nonchè continui approfondimenti, ergo saluto qui quelli meno tenaci e agli altri consiglio i tradizionali pop corn.

  • Lifestreaming, dunque:

Lifestreaming is an act of documenting and sharing aspects of one’s daily experiences online, via a lifestream website that publishes things of a person’s choosing (e.g. photos, social media, videos) da Wikipedia

Ovvero quello che ho fatto e molti altri come me hanno fatto quando, come early adopters, riempivamo giornalmente le piattaforme social di status update! Ve ne ricordo alcune: Twitter, Forsquare, Foodspotting, Friendfeed, Flickr, Periscope, TripIt, Yelp e poi il crossposting fra piattaforme e poi i feed rss che permettevano la condivisione dei blog post (si, lo so, lo fanno ancora, ma nessuno discute e commenta più un blog post).

Era un modo per appendere tutto e appuntarsi tutto al fine di rimanere connessi e favorire conversazioni attorno a ciò che giornalmente (spesso in modo compulsivo) succedeva intorno a noi o più semplicemente succedeva per causa nostra e reputavamo utile rendere pubblico.

Qualcuno potrebbe obiettare che anche oggi succede, grazie ad esempio alle stories di Instagram. Ok, ok, però son cambiate alcune cose e guardando indietro, come sto facendo in questi giorni, ci si rende conto che il vero problema è il medioevo digitale prossimo venturo (o dark age per dirla meglio come quelli bravi).

Veniamo dunque all’esercizio che sto portando avanti da diversi mesi e che mi ha ispirato in questa trattazione. Allora, ciò che mi è balenato in testa un giorno è legato proprio al tema della dark age, ovvero la prospettiva futura in cui sarà impossibile recuperare i contenuti digitali che ho prodotto perchè troppo datati, inaccessibili per chiusura della piattaforma che li ospitava o più semplicemente impossibili da leggere a causa del formato.

Per capirci meglio è sufficiente pensare alle scelte fatte da Yahoo con Flickr o Geocities. Li dentro c’era più di un decennio di contenuti generati dagli utenti. E, ovviamente c’erano anche i miei. Chi lo avrebbe mai detto? In fin dei conti Yahoo era ciò che oggi è Google e nessuno aveva previsto tale cataclisma.

Ma torniamo al lifestream. Dal 2007, con l’avvento del microblogging, tutto ciò che raccoglievo (raccoglievamo) sul digitale veniva anche condiviso su Twitter. In origine, il motto/prompt della piattaforma era: ‘Cosa stai facendo?’

Una vera call to action che invitava proprio a condividere uno status update legato alle attività di life streaming!

Ammetto la mia addiction. Fra il 2008 e il 2009 producevo anche 10 tweet al giorno, con punte di 20. Follia!
Il flusso continuo riguardava un po’ di tutto, dai semplici stati d’animo, alle foto di tutto ciò che sembrava rilevante e condivisibile, dalle diffusioni dei contenuti (post, articoli, feed rss, ecc.) alle cronache in #livetweeting degli eventi, sulle quali si potrebbe aprire un capitolo a se stante, includendo le call to action pre evento, le piattaforme (twitter board) di condivisione in tempo reale installate in sala conferenze, per finire con gli aggregatori di tweet post evento, come Storify, Rebelmouse, ecc.

Oggi tutto ciò sembra preistoria, ma son passati solo 10 anni e da qualche parte nel cloud tutti quei contenuti (o meglio, parte di essi) continuano a galleggiare ignorati da tutti.

  • La bonifica

Dunque mi son detto, perchè non provare a recuperare il recuperabile? E son partito proprio da Twitter, operando per il takeout del mio vecchio account, quello che ho utilizzato dal 2007 al 2017.

A giochi fatti mi son portato a casa circa 266 Mb di dati che ora conservo gelosamente su un disco locale e sui quali sto operando una pulizia generale che, però, si rifletterà solo sull’on line.

Provo a spiegarmi meglio: L’archivio prelevabile con il servizio di takeout permette di sfogliare tutti i tweet prodotti in passato direttamente sul disco locale con navigazione web via browswer, grazie al formato html nel quale l’archivio stesso viene scompattato.

A questo punto, operando con grande pazienza, si possono sfogliare i vecchi tweet e poi verificare se la loro corrispondenza on line abbia ancora senso e/o sia fruibile nei contenuti mediali o significativa per originalità, freschezza o importanza. E per fare ciò è sufficiente cliccare sul link:
‘ Visualizza su Twitter’ che appare in fondo ad ogni tweet locale dell’archivio scaricato.

Così facendo ci si trova catapultati sul tweet originale ancora presente on line e si potrà decidere se mantenerlo o cestinarlo.

Per quanto mi riguarda e in relazione all’enorme flusso che ho creato negli anni con la condivisione di contenuti relativi a link esterni, posso asserire che il 90% degli stessi non è più funzionante e rimanda ora ad un fatale 404. Secondo me tutto ciò fa perdere anche l’essenza delle conversazioni che si son create nel tempo attorno a quei contenuti persi, e dunque zac, quel tweet lo taglio dall’on-line! Ciò che è stato è stato. Punto! Anche se, grazie al takeout, potrò sempre conservare una copia dei contenuti e l’intera conversazione in locale.

Qualcuno potrà dire: ma chi te lo fa fare? E mica posso darvi torto!
Qui entriamo nella sfera delle mutazioni emozionali, sentimentali e relazionali che da un po’ di tempo mi ha portato a fare riflessioni profonde sul lifestream.

  • Emozioni e sentimenti

Come ho già premesso c’è un’enorme differenza di approccio al lifestream fra noi early adopters e quelli che son venuti dopo. Un’approccio che ha portato a una deriva, secondo me, poco edificante ma soprattutto poco utile. E quando dico poco utile, penso a me stesso.

Per me il lifestream era connettivismo e condivisione. Quindi fare rete e condividere intelligenza collettiva e valori. Ora non lo è più. Dunque perchè lasciare tracce inutili e soprattutto tracce pubbliche personalissime che erano destinate solamente a chi come me condivideva quei valori?

Inoltre, molti di quei contenuti erano una specie di diario giornaliero di ciò che facevo nel periodo in cui la rete delle mie relazioni si arricchiva anche di esperimenti sociali, momenti di aggregazione su fenomeni indotti da tecnologie emergenti e tantissime testimonianze di progettualità legate alla mia professione, ai miei viaggi di lavoro e alle tantissime occasioni di socializzazione web (barcamp, convegni, feste, ecc.) condivise con persone con le quali oggi riesco ad avere rapporti veri e diretti, non mediati dal lifestream pubblico.

Insomma, sto parlando con tanta nostalgia di quel meraviglioso periodo riferibile alla polemica della ‘terza persona’, ve li ricordate?

E proprio quelli della terza persona e fra loro quei pochi che leggeranno questo lungo post, converranno che quei momenti, quei ritmi, quei valori oggi son svaniti. O, a dire il vero, è più probabile che chi ha vissuto quel momento magico non si riconosa più nei modi e negli usi attuali degli stessi servizi che ancor oggi supportano il lifestream (Twitter in primis).

Ultima considerazione, ma non meno importante, riguarda il grabbing dei contenuti pubblici da parte di bot. A me è successo, giuro. E’ tutto vero! Non so perchè sia successo, ma uno dei miei primi blog con migliaia di post è stato completamente grabbato e riposizionato su un sito commerciale.

Eccolo qua: http://www.hotels-milan.net/it/webeconoscenzanet/
Prima o poi dovrò decidermi a consultare la polizia postale per capire come risalire a chi ha fatto questa operazione e se la si può considerare illecita, visto che i contenuti sono miei!

  • Il diario!

Veniamo ora al ripiegamento intimista e alle mie scelte, che, come avete capito non sono solo riconducibili solo al problema della dark age.
Dunque, procedendo con l’attività suddetta ho riscoperto moltissime foto che non avevo conservato, perchè scattate al volo direttamente dentro l’app utilizzata di volta in volta per definire status e/o per segnalare contenuti e momenti.

Ciò è stato possibile incrociando i dati di Twitter, Facebook, Forsquare, Tripit e Foodspotting (che non c’è più, ma di cui Twitter conserva le foto linkate) e altri social minori.

Purtroppo non ho trovato nessun mirror di Friendfeed che fra il 2008 e il 2009 è stato il luogo nel quale ho postato più contenuti. Sigh!

Ecco, alla fine ce l’ho fatta, ho recuperato il recuperabile e ho risposto a una domanda che mi ero fatto proprio su Twitter nel 2008.

Serve a me, solo a me, perchè non ho un pubblico di riferimento fidelizzato e soprattutto conosciuto e stimato per reciprocità e condivisione di valori. Tutti quei contenuti devono tornare a me e sparire dal web pubblico. Io non ho e non voglio avere un pubblico.

Mantellini: … gli ambienti digitali hanno inaugurato la stagione dei segnali. Esserci è un segnale, (ci sono, sto bene, ti vedo anch’io come tu vedi me) ma anche non esserci è diventato un segnale. Scomparire improvvisamente è un segnale: nel luogo in cui ogni giorno si è rappresentati non esserlo più autorizza forme più o meno forti di interpretazione magica.

Ora il mio segnale non è sparire del tutto, ma diminuire la presenza e trovare un luogo sicuro (digitale) dove conservare quello che ho ritrovato e che mi suscita ancora emozioni. Per me, solo per me.

Gli ambienti scelti per questo riposizionamento sono due. Il primo è DayOne che già adottavo durante viaggi e vacanze per redigere il diario.

Il secondo è più recente, ed è Journal, il nuovo diario della Apple per ora disponibile solo su Iphone.

Esasperando il lavoro che ho intrapreso per recuperare il recuperabile sono arrivato a creare un vero e proprio mirror fra le due applicazioni.
I dati recuperati sono ora organizzati, datati, taggati, geolocalizzati, ecc. in modo da non perderli più nel mare magnum del web pubblico dove non interessano a nessuno e soprattutto perdono di valore affettivo.

My2cent

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