La democrazia imperfetta

Gianluigi Cogo
Webeconoscenza
Published in
2 min readJan 7, 2021

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Un’opinione non richiesta e buttata giù di getto, senza riflettere.

Avevamo desiderato un mondo sempre connesso, dove la circolazione del pensiero, la condivisione della conoscenza e la facilità di relazionarsi potessero rappresentare le solide fondamenta di una democrazia globalizzata e di un benessere diffuso.

Per farlo abbiamo ceduto i nostri dati e sputtanato per sempre la nostra privacy in favore di questi signori e del loro business. Le loro tecnologie son entrate nelle nostre case, nei nostri uffici, in tutta la nostra vita.

Grazie ai loro algoritmi proprietari hanno associato profili a comportamenti, abitudini a desideri, consumi a necessità. Sanno tutto di noi perchè questa maledetta intelligenza artificiale impara ogni giorno di più da quel che facciamo e da quel che diciamo, da quello che pubblichiamo e, spietatamente, ci classifica come potenziali consumatori non solo di beni, ma anche di ideali e di sogni.

Questi tre signori che si proclamano paladini dell’etica e del rispetto della privacy non sono stati in grado di usare le loro tecnologie proprietarie per evitare il diffondersi di notizie fasulle, contenuti ingannatori, ideali perversi e complotti inesistenti.

Non hanno voluto usare le stesse tecnologie che ci classificano come consumatori per identificare e reprimere AUTOMATICAMENTE i seminatori di falsità e gli odiatori seriali. Questi signori sono americani e hanno, consapevolmente o no, contribuito a tutto quello che sta accadendo in questo crepuscolo della civiltà dove, differenziarsi, esaltarsi e soprattutto odiare è diventato fin troppo facile.

Siamo in grado noi consumatori, da soli, di correggere questa deriva?

Non lo so, e sinceramente sono molto preoccupato.

La peggior feccia di esaltati e di pazzoidi del pianeta usa ormai i social network in modo criminale. Ma su quei social network ci sono anche persone per bene che vogliono vivere pacificamente e condividere la loro gioia di vivere e di apprendere. La libertà di pensiero e di opinione deve essere garantita, ma la diffusione di falsità e l’esaltazione all’odio è ormai chiaro che non possono più albergare impunite negli stessi spazi dove le persone per bene vogliono convivere in armonia.

C’è il pericolo che comunque questa feccia possa spostarsi altrove, ma almeno nell’immediato è necessario che i governi intervengano sui principali social network, con ponderazione ma con decisione. Lo so è un dibattito difficile e un percorso disseminato di trappole. Qualcuno potrebbe obiettare che così facendo si aprirebbe a un modello repressivo e fin troppo simile a quello cinese. E’ probabile, ma non auspicabile. Possiamo e dobbiamo far meglio. Prima che sia troppo tardi.

My 2 cent.

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