Il capitale umano artificiale

Gianluigi Cogo
Webeconoscenza
Published in
4 min readFeb 2, 2023

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Photo by Ticka Kao on Unsplash

Prima la robotica, poi il cloud e i social, ora la blockchain, il metaverso e l’Intelligenza Artificiale. Solo per citare alcune delle tantissime tendenze tech e innovative che pian piano si fanno strada nelle organizzazioni e stimolano la richiesta di specializzazioni, o hard skill, per quei mestieri (vecchi e nuovi) in trasformazione o in divenire.

In preparazione del mio intervento allo Smart Working Day di Marzo 2023, provo qui ad analizzare l’impatto di una di queste innovazioni che, per lo meno ad inizio 2023, sembra essere più travolgente di altre.

Sto parlando ovviamente dell’Intelligenza Artificiale o, per essere più precisi, di quel sotto settore della AI che fa riferimento alle tecnologie generative (elaborazione del linguaggio e generazione di contenuti) dove servizi e strumenti digitali sono già in grado di offrire un consistente aiuto per lo sfruttamento in tutti gli ambiti di produzione creativa, compresi ovviamente la stesura di elaborati complessi e la produzione di contenuti multimediali (immagini, filmati, suoni, ecc.)

Quando usiamo il termine generative, dobbiamo però assumere una nuova consapevolezza sulla modalità con la quale queste tecnologie generano gli output ai quali attingiamo per un uso professionale e/o lavorativo. E lo dobbiamo fare in modo da porre il massimo dell’attenzione prima di approvarne o favorirne l’utilizzo massivo.

ChatGpt, il servizio di cui tutti parlano, utilizza algoritmi avanzati di apprendimento automatico per generare risposte molto simili a quelle umane definite all’interno di un discorso compiuto.
Esso sfrutta l’apprendimento continuo derivante dall’enorme mole di dati a cui attinge (Wikipedia, Google Books e Common Crawl in primis) e riesce a migliorare di continuo le sue prestazioni, aumentando la precisione dei risultati. Facendo ciò si rende sempre più utile agli utenti che vogliono sfruttarlo come base informativa da cui attingere per argomentazioni, tesi, creazioni letterarie, paper di progetto o formulazione di articolati come regolamenti, leggi, statuti, ecc. E lo fa abbastanza bene, adattandosi anche a cambiare in base alle mutate esigenze degli utenti stessi.

Di fatto ChatGpt è un servizio già PRE ADDESTRATO per sfruttare le basi dati da cui attinge ma, è importante sottolinearlo da subito, non è in grado di validare il testo in uscita come originale, copiato, vero, falso, plagiato, ecc. Lo eroga con la formula del ‘prendere o lasciare’, a nostro rischio e pericolo.

Le raccomandazioni esposte, sembrano chiarissime e, soprattutto nel settore lavorativo è bene assumere da subito questa consapevolezza, soprattutto quando se ne fa uso in accompagnamento ai servizi erogati a utenti e clienti esterni all’organizzazione.

  • Può occasionalmente generare informazioni errate
  • Potrebbe occasionalmente produrre istruzioni dannose o contenuti difformi dalla realtà
  • Conoscenza limitata del mondo e degli eventi dopo il 2021

Dunque, siamo di fronte a qualcosa di nuovo? Sicuramente si per quanto riguarda l’output. Esso infatti è ben strutturato, spesso sobrio, elegante e con una connotazione narrativa notevole.

Ma non c’è nulla di diverso dall’abilità, posseduta ormai dai più, di copiare bene grazie all’esercizio consolidato di copia e incolla che sfrutta il web per l’ampiezza e la profondità delle sue fonti.

La differenza fondamentale sta sicuramente in un utilizzo innovativo dell’intermediazione che, attraverso ChatGpt, propone di consegnarci un semilavorato (sul quale non possiamo e non dobbiamo esimerci da apporre migliorie) già strutturato e quasi completo.

Tutto ciò permettere di salvaguardare quella grande risorsa che è il tempo (da sempre i sistemi automatici basano la loro scommessa su questo valore) ma, e qui intravedo il primo rischio, ci invita anche a un approccio generalista che non prevede l’utilizzo di competenze specialistiche, o almeno persuade a limitarne l’ingaggio.

Con l’offerta in abbonamento e l’apertura all’utilizzo di API per i sistemi informativi aziendali,

Our plans for the future

We plan to refine and expand this offering based on your feedback and needs. We’ll also soon be launching the (ChatGPT API waitlist), and we are actively exploring options for lower-cost plans, business plans, and data packs for more availability.

si apre uno scenario nuovo, quello del consulente robotico in affitto.

ChatGpt in un futuro molto prossimo potrebbe diventare la migliore ape operaia mai esistita e indurre moltissimi manager HR a ripensare il recruiting, ad azzerare l’onboarding e a re-immaginare le strutture organizzative non più lineari, ma bensì piatte, dove l’intercambiabilità avviene per dimostrata mediocrità del capitale umano a disposizione.

On the other side, gli entusiasti che cavalcano sempre l’hype del momento e l’ultima innovazione emergente, sono già propensi a incentivarne la rivoluzione, favorendo una rivisitazione delle logiche che motivano il diverso mansionamento della forza lavoro per predisporsi a gestire un futuro dove lo strumento (ChatGpt o qualsiasi altro servizio entrerà in scena prossimamente) possa garantire valore nel tempo e aumentare valore nel luogo di lavoro.

Ultima riflessione a caldo prima del talk di Marzo allo Smart Working Day di Marzo 2023:

Fino a ieri eravamo qui a domandarci come far fronte ai fenomeni del Quiet quitting e della Great resignation.
Stavamo iniziando a studiare forme meno opprimenti, stressanti e avvilenti per far tornare l’entusiasmo in azienda e riscaldare i cuori di chi ormai, e per varie cause, non crede più nella hustle culture.

Sto pensando a un futuro dove una versione di IA più etica e social sia in grado di aiutarci ad eliminare operatività noiose e ripetitive. Una AI che sia in grado di migliore la comunicazione interna, rendendola più coinvolgente al fine di promuovere una cultura aziendale basata sulle pari opportunità, sulla diversità e sull’inclusione.

Ma ne parleremo più approfonditamente il 14 Marzo a Roma. Stay tuned!

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