Dati aperti e utili per le destinazioni turistiche

Gianluigi Cogo
Webeconoscenza
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9 min readNov 21, 2022

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Affronto questo tema grazie all’invito di BTO 2022 che mi ha chiesto di individuare dei ‘casi’ di utilizzo di dati aperti (#opendata) in aiuto a vari tipi di decisioni (in primis la scelta di destinazioni) nel grande e complesso ambito del turismo.

https://www.bto.travel/programma/destinazioni-turistiche-intelligenti/

Negli anni scorsi (BTO 2020 e BTO 2021) ho già affrontato il tema partendo dalla disponibilità dei dati, ovviamente ancora molto scarsa, per poi introdurre alcuni scenari possibili, emulando esperienze non locali, spesso riferite ad altre nazioni.

Nell’analisi fatta in quelle due occasioni non sono mancati gli accenni alle solite problematiche (ormai endemiche) riferite alla governance, alla qualità e alla cultura del dato. Tutti argomenti che purtroppo sono ancora all’ordine del giorno come veri e propri problemi da risolvere.

Nel video che segue (volutamente spostato in avanti al minuto 21:03 quando inizia il mio intervento) ho analizzato le problematiche di cui sopra, purtroppo, ancora molto attuali.

Detto ciò, nel preparare alcune note per l’intervento di quest’anno ‘Destinazioni turistiche intelligenti’, ho provato a cercare delle soluzioni reali con l’ausilio dei dati pubblici aperti, che potessero fare scuola e dimostrare come l’uso corretto e virtuoso degli #opendata possa portare a un decisivo cambio di passo (decisioni, politiche o strumenti) nella gestione delle destinazioni turistiche sia dal punto di vista del turista che da quello, più complesso, del sistema di gestione dei flussi e delle destinazioni gestito in ambito pubblico o privato.

Va precisato, per onestà intellettuale, che non sono un profondo conoscitore dei sistemi di #DMS, perciò le mie osservazioni si avvalgono della conoscenza di un campo applicativo diverso che è quello dei dati e del loro riuso, a prescindere dal contesto.

Posso però avanzare una mia definizione di destinazione utile in questo ragionamento, per capire meglio quali dati pubblici aperti potrebbero aiutare o influire sulle scelte dei potenziali turisti.

Dunque, secondo me, per destinazione si intende ciò che il turista concettualizza, in modo del tutto personale, mettendo insieme prodotti, servizi ed esperienze da fruire nella meta geografica da lui scelta.

Invece, per destinazione intelligente o smart destination mi sbilancerei in un volo pindarico, ovvero tenderei ad affermare che NON ESISTE UNA DESTINAZIONE INTELLIGENTE (anche se studiosi più esperti e competenti di me si stanno impegnando su questa definizione), mentre esistono sicuramente una o più modalità di SCELTA INTELLIGENTE DELLA DESTINAZIONE.

Quest’ultima può sicuramente integrare, anche in modalità collaborativa, dati e informazioni sui servizi e i prodotti offerti, mixandoli con le esperienze dei #viaggiatori (viaggiatori social che narrano le loro esperienze) per assecondare e andare incontro, in modo competitivo, alle richieste dei turisti, anche con il supporto di intelligenze artificiali.

Dopo queste premesse provo a fare un esercizio diviso in due parti, cercando le risposte a due precise domande:

a) quali dati pubblici aperti sono già disponibili per influenzare una decisione in ordine alla destinazione turistica da scegliere?

b) quali dati pubblici aperti possono essere analizzati per capire dove e come intervenire per aumentare l’attrattività di una destinazione?

Rispetto al primo esercizio premetto che non ci sono grandi esempi di dataset o prodotti del riuso degli #opendata che esaltino questa pratica. Ciò nonostante, consolidando il presupposto che la destinazione turistica rappresenta il luogo che il turista desidera raggiungere per fruire di prodotti, servizi ed esperienze, quest’ultimi dovrebbero necessariamente essere disponibili, gratuiti, attrattivi e facilmente individuabili.

Dunque dataset #opendata, ma anche servizi e prodotti del riuso degli #opendata, nonchè esperienze personali e collaborative (strutturate e non) che possono essere favorite dalla conoscenza preventiva di attrazioni in loco, come, ad esempio, quelle naturali piuttosto che culturali.

Partiamo dall’Italia. Giocando sul portale nazionale dei dati aperti, ho dovuto fare una ricerca per keyword (già nel mio intervento a BTO 2021 avevo spiegato che, purtroppo, la categoria TURISMO non era inserita nel paniere nazionale). Dopo aver scelto la keyword ‘turismo’, sono apparsi 1244 dataset che, ahimè, ho potuto ordinare solo per titolo e non per data di rilascio).

Gradirei molto poter ordinare i dataset per ‘freschezza’, anche perchè non saprei proprio cosa farmene di dataset vetusti e dunque di qualità infima.

Allora mi impongo un grande reset di tutto e riprovo con un altro approccio. Inserisco ora un paio di keyword più puntuali e rappresentative di quel mix di attrazioni utili per scegliere la destinazione finale del turista:

  • eventi culturali
  • percorsi naturalistici

Desolazione totale. Pochissimi dati, vecchi, non aggiornati e in formati poco utili per costruirci qualcosa.

E qui finisce il gioco, perchè i servizi e prodotti del riuso sul portale governativo italiano non vengono nemmeno presi in considerazione.

Spostandomi a livello europeo, riconosco che un focus puntuale sul tema è proposto dalla Commissione in una raccolta di raccomandazioni e progetti aventi per titolo: How Open Data can sustainably improve the cooperation in tourism sector.

Al netto delle chiacchiere (molto abbondanti) e dei fatti (veramente pochi), si cita più volte l’app Outdooractive per il suo accesso ai dati aperti del settore sentieristico, come esperienza da emulare.

Dati raccolti in un portale CKAN https://www.opentourism.net/dataset/ e relativi ad alcune categorie interessanti per il settore della sentieristica.

Devo far notare che tale approccio viene utilizzato anche dall’app veneta Veneto outdoor la quale, di fatto, è un’emulazione di quella citata a livello EU e utilizza anch’essa gli #opendata per erogare i suoi servizi.

Presentazione dell’app Veneto Outdoor al BIT di Milano (foto credits)

Casi dunque davvero pochi e sicuramente di poco aiuto per il turista che deve scegliere una destinazione.

Passando ora alla seconda domanda, ovvero: quali dati pubblici aperti possono essere analizzati per capire dove e come intervenire per aumentare l’attrattività di una destinazione? Possiamo asserire che con i dati aperti si può fare davvero molto poco.

Tutti gli osservatori, i centri studi e i centri di statistica del settore turistico utilizzano esclusivamente dati di business e dunque proprietari. Magari acquistati dalle #OTA o raccolti grazie alle elaborazioni ed erogazione degli Istituti di Statistica nazionali o internazionali.

Mi piace qui citare Barcellona e il suo centro studi di eccellenza

che, purtroppo, consente di scaricare solamente file di tipo proprietario erogati da un software IBM per la gestione statistica. SPSS (Statistical Package for Social Science)

Ciò chiarisce in modo inequivocabile che nel panorama privato e di business ci sono già migliaia di applicazioni e di soluzioni pronte a listino e davvero tanti player che si offrono come facilitatori per aiutare le imprese e le istituzioni turistiche a prendere le giuste decisioni con i dati. Basta scegliere, confrontare e poi acquistare la soluzione più idonea.

Ovviamente si tratta di soluzioni che non usano dati pubblici aperti, ma dati acquistati e/o frutto di gestione, conservazione, analisi e sfruttamento che prevedono costi e canoni non indifferenti.

Alcuni esempi locali fra i molti che ho trovato:

utilizzato dalla Puglia

utilizzato dal Veneto.

In entrambi i casi non c’è alcun rilascio di #opendata e perciò il flusso del valore si ferma alla commessa pubblica e alla soluzione dello scopo per cui tale commessa è stata richiesta ed eseguita.

Ma la domanda che spesso mi assale e della quale non ho risposta è: C’è un qualcosa che effettivamente viene fatto e/o cambiato in meglio dopo questa raccolta e analisi di dati?

Nel senso: Li abbiamo raccolti, analizzati e sedimentati. Ora che facciamo?

La prima regola dovrebbe essere: I DATI CI CHIEDONO DI PRENDERE DECISIONI! LO ABBIAMO FATTO?

Se la risposta è no! Siamo più o meno al disastro.

Nell’ambito pubblico, poi, ciò è quasi sempre relegato alla pura teoria. L’amministratore della cosa pubblica, a differenza dell’imprenditore privato, raramente viene supportato (o vuol essere supportato) da ciò che i dati dicono. Preferisce negoziare, concertare e condividere azioni di cambiamento con gli stakeholder che, ovviamente, portano istanze favorevoli al loro business. E questo la dice lunga sulla lungimiranza e sulla visione dei policy maker. Ahinoi!

Ma non disperiamo. Un bel progetto di cui sono venuto a conoscenza è sicuramente Shapetourism.

L’output principale di questo progetto UE consiste in un sistema di strumenti progettati con lo scopo di conoscere e monitorare il contesto del turismo sostenibile, insieme a un sistema di supporto per l’analisi dei dati e dare un’interpretazione utile per il processo decisionale, il tutto corredato da mappe interattive e dati scaricabili.

Siamo a livello di cooperazione territoriale UE, dunque nulla di strutturale. Ma è pur sempre qualcosa che traccia la via e ispira poi la Commissione a rilasciare raccomandazioni e Linee Guida.

Conclusioni (con sorpresa):

Nel luglio di quest’anno la Commissione Europea ha redatto e reso pubblico uno studio interessantissimo dal titolo: Guida europea sull’uso dei dati per le destinazioni turistiche.

Si tratta di un compendio davvero attuale, interessante e ricco e, per quanto riguarda gli #opendata, direi il primo che li elegge e li nobilita alla pari di altri servizi digitali utili per la gestione delle destinazioni turistiche.

Raccomandandone la lettura, devo anche ammettere che grazie alla conoscenza di questo compendio ho avuto modo di scoprire il primo e unico caso di uso virtuoso dei dati pubblici aperti per la gestione turistica.

Si tratta di Smart Dublin, un servizio che promuove la cultura degli #opendata fornendo informazioni su una serie di attività in tutta la regione, migliorando così la trasparenza e la responsabilità nei confronti dei cittadini, aumentando anche i livelli di alfabetizzazione dei dati tra i membri del personale e supportando un processo decisionale basato su evidenze. Tantaroba, davvero tantaroba. Decision making e Accountability con i dati pubblici aperti. WOW!

Tanti dati aperti, freschi, disponibili e usati bene

Ovviamente questa esperienza irlandese mi accende una lampadina e provo a intuirne un possibile parallelismo con la mia città. Venezia, forse una delle città turistiche più famose al mondo.

Proprio qui, da alcuni anni e grazie alla lungimiranza di amministratori e tecnici veneziani, è entrata in funzione la Smart Control Room, un ecosistema digitale che raccoglie terabyte di dati dai sensori della città e da altre fonti, come ad esempio quelle più attinenti ai flussi (celle telefoniche, contapersone, flussi automobilistici, ecc.).

Erroneamente questa grande infrastruttura, fiore all’occhiello dell’Amministrazione che l’ha ingegnerizzata grazie ai fondi UE del Pon Metro e di React-EU, viene spesso associata a un grande centrale digitale atta al mero controllo della sicurezza, quando invece (e lo si deduce dagli obiettivi dichiarati) fra i suoi compiti c’è anche l’analisi dei flussi turistici:

L’obiettivo: analizzare in tempo reale la gestione dei flussi turistici e di traffico, le imbarcazioni in transito nei canali, il passaggio dei mezzi pubblici. Fino alla disponibilità dei parcheggi e alle previsioni meteo, fondamentali per il delicato ecosistema della Serenissima. (link).

Smart Control Room (foto credits)

Perciò, grazie anche alla lungimiranza del giovane Assessore al Turismo di Venezia che, in tempi non sospetti è stato fra i promotori e fondatori dell’ #opendata in città …

… e grazie a questa imponente mole di dati raccolti, si potrà innestare un progetto che aumenti a dismisura il valore degli stessi, rilasciandone quanti più possibile in formato pubblico aperto per consentirne, così come han fatto gli irlandesi di Smart Dublin e in piena coerenza con la Guida Europea al riuso di cui sopra, il riuso in ordine alla produzione di quanti più servizi e prodotti possibili che aiutino a gestire le destinazioni da parte degli Enti preposti e per dare ai turisti nuove opportunità di scelta.

Ci vediamo a BTO!

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