Ancora tagli al personale nelle società tecnologiche, tutta colpa o effetto dell’Intelligenza Artificiale?

Gianluigi Cogo
Webeconoscenza
Published in
3 min readFeb 16, 2024

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Originariamente pubblicato su https://www.smartworkingmagazine.com.

A marzo dello scorso anno più di mille personalità influenti, fra le quali l’arci noto e discusso Elon Musk, firmarono una lettera/appello dal titolo Pause Giant AI Experiments al fine di ottenere una pausa sullo sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale (AI). Fra gli argomenti a supporto dell’appello, si leggeva anche: “ I potenti sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati solo quando saremo sicuri che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi saranno gestibili.

Al giorno d’oggi, però, risulta evidente per chiunque che fermare l’innovazione non è affatto facile e, in più, si è visto che le varie prove fatte in questa direzione sono state spesso controproducenti.

Tuttavia quel monito, specialmente per il punto in cui richiamava alla “gestibilità dei rischi”, risuona oggi quasi beffardo alla luce di ciò che sta succedendo sul fronte dei licenziamenti — dovuti a ridimensionamenti o cambi di pianificazione e strategia di molte società — soprattutto tecnologiche, a causa dell’AI.

Duolingo taglia il 10% del personale

Il caso di Duolingo, una delle App più famose al mondo per l’apprendimento delle lingue, è stato il più eclatante di questo inizio 2024, che ha lasciato a casa il 10% dei traduttori a contratto. Il CEO dell’azienda di Pittsburgh, Luis Von Ahn, ha recentemente dichiarato di essere convinto che gli elaboratori, grazie all’AI, siano già degli ottimi insegnanti di lingue, migliori di quelli umani utilizzati fino ad ora!

Chissà se prima di queste dichiarazioni e della decisione di licenziare il CEO di Duolingo aveva già affrontato e risolto il problema della “gestibilità dei rischi”? Soprattutto, riguardo al fatto inconfutabile — e ovviamente sollevato anche dai lavoratori dell’azienda — che oggi la qualità e le sfumature delle traduzioni prodotte dagli umani non è nemmeno paragonabile a quelle offerte dalla macchina.

Ed è proprio riferendosi all’oggi che non possiamo non dimenticare che, quando ci riferiamo all’AI, è necessario sempre tener presente che si tratta di una tecnologia che apprende durante il processo. Dunque, non è prevedibile cosa e quanto sarà capace di assimilare e infine di offrire, in termini di qualità e di valore reale.

Pare dunque evidente che il processo di riassetto degli organici a causa o per effetto dell’adozione di tecnologie di intelligenza artificiale, sta già destando forte preoccupazione proprio laddove la stessa AI è nata, ovvero nelle aree di ricerca e sviluppo tecnologico, non solo degli USA. A testimonianza di ciò, val la pena tenere d’occhio il portale Layoffs.fyi che si occupa tracciare costantemente i luoghi e i numeri relativi ai licenziamenti nel settore tecnologico, riportando a corredo della sua ricerca anche gli articoli di analisti ed editorialisti che puntualmente commentano cause, sviluppi e tendenze di questa casistica.‍

Come si muovono le Big Tech

Negli ultimi giorni sia Amazon che Google, ma anche Meta e addirittura X di Musk, continuano con tagli al personale. Attualmente non sono tutti imputabili alla causa di cui sopra ma, secondo gli analisti, potrebbero aumentare nel corso del 2024 proprio per motivazioni riconducibili alla capacità dell’AI di apprendere e arricchirsi non solo di dati, ma soprattutto di capacità operative inesplorate che potrebbero sovrapporsi o sostituirsi a quelle umane.

Se ci stiamo chiedendo quando e come l’AI potrà rimpiazzarci nella nostra attività lavorativa, forse è il caso di contenere le emozioni e analizzare la situazione senza panico per provare a circoscriverne i confini. Esercizio che prova a fare il Time in un recentissimo articolo sul tema dove, ovviamente, si enfatizza molto il distinguo dei settori e delle tecnologie coinvolte nel fenomeno, ma soprattutto ci si interroga sui gradi di maturità e sulle reali necessità di supporto dell’AI nelle varie attività lavorative e professionali.

Se il settore tecnologico, non solo nei fatti ma anche nel percepito degli addetti, sembra quello più sotto attacco, la realtà globale appare diversa e per fortuna meno vicina al punto di non ritorno così ben descritto nella serie televisiva Westworld.

Originally published at https://www.smartworkingmagazine.com.

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